venerdì 30 maggio 2008

Manualetto napoletano




Dopo "Gomorra" e la monnezza, parlare di Napoli fa tendenza.
Avendo già palesato il motivo-Emotivo che mi lega alla lingua napoletana, è giunto il momento di affrontare quest'argomento tecnicamente.
Anfatti:

1) Il napoletano possiede prerogative morfologiche e foniche sue proprie:
Esempio:
- cambia PL (latino o greco) in CHI: da pluère diventa chiòvere. Non tutti sanno che...MARECHIARO non allude alle terse trasparenze marine, ma a mare planum, cioè calmo, tranquillo.
- cambia FL (latino o greco) in SCI: da flos (fiore) a sciore. etc etc etc
- Assenza del superlativo: non si aggiunge -issimo. L'individuo grasso è infatti CHIATTO CHIATTO, lo scuro è NIRO NIRO, chi va via alla chetichella se la svigna MURO MURO.
- Non si usa il tempo futuro: il verbo da usare viene strutturato in funzione della natura o delle modalità dell'accadimento a venire:
* per l'evento che si realizzerà in maniera ovvia si usa l'indicativo presente es. "dimane me vaco a taglià 'e capille"
* si usa l'ausiliario + il tempo presente se c'è obbligatorietà, necessità es. "dimane aggia jì a pavà 'e tasse"
* si usa il comgiuntivo imperfetto se l'evento è incerto, ipotetico es. "dimane m'jesse a fa' na bella cammenata".

2)La ricchezza terminologica e una fervida creatività concettuale: Per dire ERNIA ci sono 16 nomi propri: GUALLARA, 'NTOSCIA, PAPOSCIA, BURZONE, CONTRAPISO, QUAGLIA, ZEPPULA, APPESA 'E PEREROTTA, POLLETRA, SCESA TONNA, MELLUNCIELLO, ALLENTATURA, PALLONE, RICHIGNENZIA, MUSCESIA, PALLERA...

3) L'incisiva adesività, cioè una totale e immediata concordanza tra il veicolo semantico ed il concetto che si intende esprimere. Le parole sono cesellate, scelte e modellate con criterio e devono riprodurre con precisione l'idea da comunicare.
Esempio: esistono diversi CUGINI a seconda della loro genealogia; sono frate-cugini i figli di fratelli in quanto portatori di identico cognome; vengono definiti invece cugine carnale i figli di un fratello e una sorella o quelli di sorelle. E' una sfumatura lessicale, ma che sottolinea un certo differente status del pur analogo grado di parentela.

4) L'espressività, il parlato assume uno spessore e intensità particolari.

5) La metaforicità, il frequente ricorrere a pittoresche metafore, articolate prevalentemente in traslati e iperboli. Traslati: es. la plasticità di espressioni come " mettere 'a lengua 'int'o pulito", per dire quando si adopera ridicolmente un linguaggio forbito. Iperboli: (è la figura retorica che consiste nell'esagerare, oltre la realtà o il verosimile) es. di una persona dimagrita si dice che " tène 'a panza azzeccata cu' 'e rine" o es. il rimprovero popolaresco materno "puozze jettà 'o sanghe!!".

6)Il meticciato del dialetto napoletano con le derivazioni greche, latine, francesi, spagnole, arabe, turche etc.

7) Trasmigrazioni, cioè il passaggio di fonemi della lingua napoletana nel lessico italiano, quello dei patrii dizionari.
Per esempio PIZZA, che sembra sia la parola più diffusa nel mondo! E' inserita per la prima volta nel Codex Caietanus del 997 d.c. come "pista" (dal latino pistare, cioè schiacciare e lavorare la pasta molle, da cui l'appellativo di 'pistasi' attribuito ai fornai e ai panettieri, ubicati fino alla fine dell'800 in un Vico dei Pistasi sito nella zona di Forcella).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma quante ne sai, mi fai paura!

Sonica

Marilena ha detto...

hi hi hi hi......Napuleeeeeee'e'milleeee culuree......

The Coach ha detto...

ma... E il motivo per il quela non azzeccano mai mai mai mai mai gli accenti?