sabato 29 marzo 2008

Marcovaldo ovvero le stagioni in città



Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.
Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lì prendeva ogni mattina il tram.
Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c'era tafano sul dorso d'un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza. (...)

L'AMORE PER LA NATURA DI MARCOVALDO E' QUELLO CHE PUO' NASCERE SOLO IN UN UOMO DI CITTA': PER QUESTO NON POSSIAMO SAPERE NULLA D'UNA SUA PROVENIENZA EXTRACITTADINA; QUESTO ESTRANEO ALLA CITTA' E' IL CITTADINO PER ECCELLENZA. (Italo Calvino)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'AMORE PER LA NATURA DI MARCOVALDO E' QUELLO CHE PUO' NASCERE SOLO IN UN UOMO DI CITTA'...se Calvino si aggirasse ancora per Roma, sicuramente lo farebbe in bicicletta, e farebbe parte di qualche associazione biciambientalista, fischiettando la "La leva calcistica del 68'" di De Gregori. Lo incontrerei a Villa Pamphili, o alla Cafferella, i non luoghi di Roma dove con un minimo sforzo di immaginazione il cittadino pensa di stare In Cornovaglia o nella verde Bretagna.
Proprio perchè la forza di Marcovaldo è nello scovare "la meraviglia" anche quando questa non c'è , oppure è celata. "La luna e il gnac" e "La fermata sbagliata" dovremmo leggerli ogni qualvolta siamo in tram o in metro recandoci al lavoro, ci aiuterebbero a farci apprezzare di essere vivi e di essere sempre un po' in vacanza...e per chi è di Roma consiglio di prendere almeno una volta il "75", filobus e paradigma di Marcovaldo, sapete, esiste ancora. Ormai è un semplice bus, ma vale sempre la pena salire al capolinea di Monteverde vecchio, dove Roma è ancora città e non metropoli, da villa Sciarra al palazzo degli esami di via Induno, passando per Piramide e il Colosseo, il tragitto termina a P.zza dell'Indipendenza, un tragitto significativo... un percorso dell'anima

Uno, che va in bici per Roma

Marilena ha detto...

Meraviglioso commento biciclettaro!Grazie per il supportomarcovaldesco a questo mio post!!!