mercoledì 21 novembre 2007

Mi piace chi scrive con il cuore



Dal racconto di Giorgio Scerbanenco
"Nè gloria nè grana nè brune"


Il pittore Edoardo Santo aveva fatto il diavolo a quattro per avere come modella una bella bruna dagli occhi celesti, ma quando Lucia telefonò per l'appuntamento lui non la poteva più ricevere: c'era un morto nel bagno; l'aveva ucciso lui e i milioni di dollari, di sterline, di franchi svizzeri che aveva accumulato nel suo nascondiglio glieli aveva portati via la modella Rachele, quella stupida bionda...
"Io nuda non poso", disse lei. Era bruna, assolutamente bruna, i capelli erano di un nero totale e naturale, lui se ne intendeva; a Mantova, da ragazzo, aveva lavorato con un parrucchiere per signora. Era bruna e pallida, pallida bianca, senza trucco, escluso il rosso mattone alle labbra. E a lui piacevano le brune, le brune con quelle labbra forti, la bocca larga.
"Si, va bene", disse lui, staccandosi, scollandosi da quelle labbra, "ma, per favore, andiamo a parlare in qualche caffè, ho bisogno di parlarle, qui per strada non si può, comincia anche a piovere".
Lei sollevò le palpebre e i suoi occhi, assolutamente celesti, come era assolutamente bruna, lo fissarono, quasi lo illuminarono, e a lui piacevano le brune con quegli occhi.
"Si", disse lei. "Ma io non poso nuda. Solo il viso."
Anche la sua voce era bruna, era come quando al vostro apparecchio radio girate il comando della tonalità abbassandolo al massimo. (...)

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